LA BICICLETTA E IL BADILE di Alberto Valtellina, Maurizio Panseri
- Martedì 6 settembre alle ore 20.30 in AriAnteo Villa Reale, in collaborazione con Monza Montagna
IL FILM: Venerdì 4 luglio 1952, Hermann Buhl, che sarà conosciuto in seguito come un grandissimo alpinista (tra le altre salite, celebri la prima salita al Nanga Parbat e al Broad Peak), lascia Innsbruck in bicicletta, risale la valle dell’Inn, dopo 150 chilometri arriva alla base della parete nord-est del Pizzo Badile, la sale in solitaria attraverso la via Cassin, scende, riprende la bicicletta e torna verso casa, per essere al lavoro il lunedì mattina. Un’impresa celebre, raccontata in poche asciutte pagine nel bellissimo libro autobiografico È buio sul ghiacciaio. Estate 2021. Maurizio Panseri e Marco Cardullo decidono che oggi non ha più alcun senso spostarsi in automobile, soprattutto per andare in montagna. Ripercorrono l’itinerario ciclistico e alpinistico di Hermann Buhl: per lui la bicicletta era una necessità e il mezzo che aveva disposizione per compiere l’impresa, per i nostri sarà il mezzo per ripensare lo sport in modo sostenibile. Il viaggio di Maurizio e Marco si offre quale cornice per incontri con persone che hanno legato il loro nome a quello della montagna.
Prendiamo ispirazione dal racconto di Hermann Buhl, dalla famosa avventura ciclistica, umana e alpinistica al Pizzo Badile del 1952, che si legge nel suo splendido libro autobiografico "È buio sul ghiacciaio". Come Hermann Buhl lasciamo le nostre biciclette alla base della parete nord-est del Pizzo Badile e saliamo la celebre via Cassin. Non è il "viaggio dell'eroe", trito e abusato schema cinematografico: è semmai un pretesto, un viaggio per conoscere i luoghi, per incontrare persone che hanno un legame particolare con la montagna iconica nella storia dell'alpinismo, il Pizzo Badile. Ripercorriamo le strade di Hermann Buhl: la bicicletta che per lui era una necessità e l’amore per l’impresa, la dimostrazione di una creatività formidabile, per noi può rappresentare la sostenibilità del nostro fare alpinismo rispetto all’ambiente, l’impronta consapevole che le nostre avventure lasciano sul pianeta entrando in intimo contatto con i luoghi, la loro storia ed i segni lasciati da chi prima di noi ha percorso quelle strade, salito quei sentieri e quelle pareti. Il desiderio di tornare nei luoghi che hanno visto Hermann Buhl passare con la sua bicicletta e le sue scarpette esattamente settanta anni fa, si colma di nuovi significati in una cornice di senso compiuto. Tornare con lo sguardo attento a cogliere i cambiamenti e la bellezza delle geografie alpine, in un flusso dove le riflessioni diventano ritmo dei pedali che girano, dei piedi che camminano, delle mani che arrampicano. Sul cammino, tra Italia, Svizzera e Austria, non mancano gli spunti visivi per meditazioni sul cambiamento: la grande frana di crollo della parete nord del Cengalo e la devastazione della Val Bondasca, il ritiro incessante dei ghiacciai nel gruppo del Bernina e dell’Ortles-Cevedale, la tragica frana della Val Pola; stimoli per scardinare una visione antropocentrica, cercando di ricollocare nella giusta proporzione i tempi dell’uomo e i tempi geologici del pianeta. Abbiamo raccolto le immagini del viaggio di Maurizio e Marco da Alzano Lombardo presso Bergamo, alla cima del Badile attraverso la via “Cassin” e poi attraverso la valle dell’Inn, salendo al passo Maloja, per chiudere il giro ad anello a Tirano. Il viaggio di Maurizio e Marco è cornice discreta agli incontri con persone che ricordano la straordinaria figura di Hermann Buhl sul versante affettivo e sul versante storico: a Ramsau, sul confine tra Austria e Germania, abbiamo raccolto le parole della figlia Kriemhild Buhl, autrice del libro autobiografico “Mio padre Hermann Buhl”. Nella sua palestra/biblioteca abbiamo intervistato Giuseppe “Popi” Miotti, un riferimento per l’arrampicata e la storia dell’alpinismo. Renata Rossi, prima guida alpina donna in Italia, ci ha vivacemente raccontato la sua storia d’amore con il Pizzo Badile: Renata abita sul confine tra Italia e Svizzera, a pochi minuti dalla “sua” montagna. Un incontro vivace e musicale con Caterina Bassi e il fidanzato Martino Quintavalla, coppia in parete e nella vita, che il 23 agosto 2017, quando ci fu il crollo del monte Cengalo stavano arrampicando sull’adiacente parete Est-Nord Est del Badile, via “Hiroshima”, e non si resero conto dell’entità della frana, forse troppo impegnati nella seconda ripetizione dell’impegnativa via. Altri incontri: Guido Lisignoli, guida alpina, che gestisce il campeggio a pochi chilometri dalla base del Badile, la giovane giornalista e blogger Smaranda Chifu, che sale il monte Resegone con gli sci e lo avvicina in bicicletta, i geologi del Servizio Glaciologico Lombardo, che monitorano i ghiacciai alpini, Mattia Bernardini, alpinista e avvocato che parla di obblighi e divieti, la rifugista della Capanna Sasc Furà, Dario Eynard e Gabriel Buda, giovanissimi alpinisti, attratti dalle storiche vie.
Alberto Valtellina, Maurizio Panseri